Come evitare lo stress da compiti con i consigli giusti: così sarà tutto più semplice e ci si può sbrigare molto prima, basta un’ora e mezza.
Tra le sfide quotidiane delle famiglie italiane con figli in età scolastica, un tema torna sempre al centro del dibattito: i compiti a casa. La pedagogista Maria Cristina Boccacci, esperta in dinamiche educative, ribadisce l’importanza di un equilibrio tra sostegno e autonomia, sottolineando che «genitori e figli devono imparare a collaborare senza che i primi si sostituiscano ai secondi». Dati aggiornati di una recente indagine condotta da Skuola.net su un campione di oltre 1.100 studenti di scuole medie e superiori aiutano a comprendere quanto questo equilibrio sia delicato e indispensabile per la crescita cognitiva e motivazionale dei ragazzi.
Il carico di compiti a casa: quanto è troppo?
Nel pomeriggio degli studenti italiani, il passaggio dalla scuola a casa non segna una vera pausa ma un prolungamento dello studio. Tra merende veloci e chat di classe, il 33% degli studenti dedica quotidianamente tra due e tre ore ai compiti, mentre il 12% arriva anche a cinque ore. Sebbene quasi la metà degli intervistati (48%) ritenga questo impegno utile a consolidare le conoscenze acquisite in classe, il 34% lo percepisce come poco produttivo e il 9% come totalmente inutile.
Maria Cristina Boccacci chiarisce che i compiti a casa sono strumenti fondamentali per «sviluppare competenze cognitive personali, come la pianificazione, la memorizzazione, l’organizzazione e la gestione del tempo». Tuttavia, precisa che «il carico di lavoro non deve essere eccessivo e non deve servire a colmare lacune mai affrontate in classe». I compiti dovrebbero rafforzare ciò che è stato già insegnato e, idealmente, stimolare curiosità e domande che alimentino l’interesse allo studio.

Come fare i compiti senza stress e in autonomia – linkedicaffe.it
Il supporto familiare, pur essendo considerato fondamentale dal 37% dei genitori, è un terreno complesso. Solo una minoranza di studenti, il 7% delle medie e il 6% delle superiori, riceve un aiuto costante dai genitori, mentre il 27% chiede assistenza solo per i momenti più difficili. La maggioranza, pari al 72%, affronta i compiti in autonomia.
«Spesso si pensa che il sostegno dei genitori debba limitarsi ai primi anni di scuola», spiega Boccacci, «ma è importante che i ragazzi imparino a gestire il proprio impegno in modo indipendente». In caso di compiti non svolti, l’esperta invita i genitori a non intervenire per completare il lavoro al posto dei figli, ma a lasciare che sperimentino le conseguenze della mancata consegna, a meno che non ci siano esigenze educative specifiche. Questo approccio favorisce la responsabilizzazione e la costruzione di una solida struttura cognitiva e motivazionale.
L’intelligenza artificiale tra risorsa e rischio per lo studio
Un fenomeno in crescita è l’utilizzo di strumenti digitali, compresa l’intelligenza artificiale. Il 14% degli studenti si affida spesso a Internet per aiutarsi nei compiti, mentre il 16% utilizza regolarmente software come ChatGPT o app dedicate. Boccacci avverte che «l’IA può essere uno strumento utile solo se lo studente ha già sviluppato adeguatamente le proprie funzioni esecutive e cognitive». L’uso precoce rischia infatti di sostituire le capacità di pensiero critico, creativo e divergente, compromettendo la capacità di creare connessioni originali, soprattutto nei bambini più piccoli.
La pedagogista sottolinea infine l’importanza di una routine strutturata e di un tempo libero di qualità. «I compiti vanno svolti subito dopo la scuola, quando la mente è ancora fresca, e non dovrebbero superare un’ora e mezza o due, anche durante il weekend». Il tempo libero, invece, deve essere “nutriente”: non solo attività, ma momenti di vera condivisione familiare, passione personale e disconnessione dai dispositivi digitali. «La famiglia deve tornare a essere un luogo di relazioni e presenza autentica, non un’agenda fitta di impegni».

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