Diritti

Solo per aver parcheggiato così la bici ti becchi una multa da 800 euro: disattenzione che costa caro

La controversia nasce da un ricorso presentato dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab) di CagliariIl contesto della sentenza: il caso di Cagliari e il ricorso della Fiab (www.linkedincaffe.it)

Il Consiglio di Stato ha recentemente emesso una sentenza che potrebbe rivoluzionare la vita quotidiana di migliaia di ciclisti.

La controversia nasce da un ricorso presentato dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab) di Cagliari contro l’articolo 19 del Regolamento di polizia e sicurezza urbana del Comune di Cagliari. Tale articolo vieta esplicitamente di legare velocipedi e motocicli a infrastrutture pubbliche non destinate al parcheggio, prevedendo un sistema sanzionatorio particolarmente severo: una multa base da 75 a 500 euro, che può aumentare di ulteriori 100-300 euro se l’infrazione avviene in aree di pregio storico o artistico. In tal modo, la sanzione massima può raggiungere gli 800 euro, una cifra spesso superiore al valore stesso del mezzo e giudicata sproporzionata dagli oppositori.

La Fiab ha contestato questa normativa sollevando tre punti fondamentali:

  • l’introduzione di un divieto di sosta non previsto dal Codice della Strada, dunque un potere comunale esercitato oltre i limiti consentiti;
  • una violazione del principio di uguaglianza, poiché il divieto si applica solo a bici e moto, escludendo monopattini elettrici e segway;
  • la manifesta sproporzione delle sanzioni rispetto alla gravità della violazione.

Il Consiglio di Stato ha rigettato tali argomentazioni, sottolineando che la norma non riguarda la sosta, bensì il decoro urbano, e che non sussiste discriminazione poiché le situazioni non sono comparabili tra loro.

Il paradosso della mobilità sostenibile: incitare a pedalare per poi punire

Dietro la motivazione ufficiale della tutela del decoro urbano si cela un paradosso che mina la credibilità delle politiche di mobilità sostenibile. Da un lato, le amministrazioni promuovono l’uso della bicicletta per ridurre traffico e inquinamento, dall’altro, creano le condizioni per sanzionare pesantemente chi sceglie di adottare questo mezzo. Il problema principale, sistematicamente ignorato, è la grave carenza di rastrelliere e spazi adeguati per il parcheggio delle due ruote.

Gli utenti quotidiani delle bici sono ben consapevoli della scarsità e della scarsa qualità degli spazi dedicati. Spesso si trovano di fronte alla scelta tra lasciare il mezzo in rastrelliere fatiscenti, con alto rischio di furto o danneggiamento, oppure legarlo a un palo robusto ma non autorizzato. Il furto di biciclette è un fenomeno dilagante nelle città italiane, con migliaia di denunce e tassi di recupero estremamente bassi. Per questo motivo, legare la bici a un sostegno solido rappresenta un atto di legittima difesa del patrimonio personale, non un gesto di disprezzo verso le regole o il decoro urbano.

La sentenza del Consiglio di Stato, pur solida dal punto di vista giuridico, legittima un approccio punitivo che si concentra sul sintomo anziché sulle cause reali, ossia la carenza infrastrutturale. Invece di incentivare e sostenere la mobilità dolce con investimenti mirati, si preferisce applicare una repressione economica, trasformando il decoro urbano in un alibi per evitare interventi strutturali.

La controversia nasce da un ricorso presentato dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab) di Cagliari

Sanzioni fino a 800 euro: un eccesso ingiustificato? (www.linkedincaffe.it)

La questione della proporzionalità delle multe è centrale in questo dibattito. Le sanzioni da 75 fino a 800 euro per una bici legata a un palo non autorizzato risultano sproporzionate se confrontate con altre infrazioni ben più gravi previste dal Codice della Strada. Per esempio, la guida senza cintura di sicurezza comporta multe inferiori, sebbene rappresenti un rischio molto maggiore per la sicurezza personale.

Il Consiglio di Stato ha indicato che la valutazione della proporzionalità dovrà essere fatta caso per caso in sede di ricorso, ma questa posizione lascia aperta la porta a multe massime eccessive, alimentando il sospetto che tali sanzioni servano anche a incrementare le entrate comunali in un momento di difficoltà finanziaria per gli enti locali.

L’effetto potenzialmente perverso è che queste multe possano scoraggiare l’uso della bicicletta, alimentando sfiducia nelle istituzioni e contraddicendo gli obiettivi di una mobilità più sostenibile.

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