Con l’avvicinarsi del 2026, il sistema pensionistico italiano si prepara a nuove regole che confermano alcune misure chiave.
Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, il panorama delle pensioni per il prossimo anno presenta quattro opzioni principali, con requisiti che variano tra i 62 e i 64 anni di età, rispondendo alle diverse esigenze dei lavoratori. Ecco un quadro aggiornato e completo delle possibilità di uscita dal mondo del lavoro nel 2026.
Nel 2026, sarà ancora possibile accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni, una misura rivolta a chi ha iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995. I principali requisiti sono:
- 64 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi;
- primo contributo versato successivamente al 31 dicembre 1995.
Questa forma di pensionamento richiede anche il rispetto di un limite economico: la pensione deve essere almeno pari a 3 volte l’importo dell’Assegno Sociale per gli uomini e per le donne senza figli; 2,8 volte per le donne con un figlio; 2,6 volte per le donne con più figli. Inoltre, chi ha versato almeno 25 anni di contributi e dispone di una rendita da fondi pensione integrativi può utilizzare tale rendita per completare il requisito economico richiesto.
L’Anticipo Pensionistico Sociale (APE Sociale) a 63 anni e 5 mesi: chi può beneficiarne
La misura sperimentale dell’APE Sociale, attiva dal 2017 e prorogata sino al 31 dicembre 2025, continuerà a essere disponibile anche nel 2026, permettendo l’uscita anticipata con almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi per specifiche categorie di lavoratori. Le categorie che possono accedere con 30 anni di contributi sono:
- persone con invalidità civile pari o superiore al 74%, certificata dalla Commissione Medica delle ASL;
- disoccupati che abbiano terminato l’intero periodo di indennità Naspi dopo la perdita involontaria del lavoro;
- caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare convivente con disabilità grave riconosciuta ai sensi della legge 104/1992.
Per queste categorie, l’APE Sociale rappresenta un sostegno economico che anticipa l’accesso alla pensione di vecchiaia, garantendo un reddito ponte fino al raggiungimento dei requisiti ordinari.

Lavori gravosi e requisiti più stringenti: l’APE Sociale a 36 anni di contributi- linkedincaffe.it
Un’importante novità per il 2026 riguarda l’estensione dell’APE Sociale agli addetti ai cosiddetti lavori gravosi, attività caratterizzate da impegni fisici e condizioni particolarmente pesanti. Tra queste categorie figurano:
- conciatori, lavoratori edili, macchinisti e personale ferroviario viaggiante;
- gruisti, addetti alle pulizie senza qualifiche, netturbini e operatori della raccolta rifiuti;
- insegnanti ed educatori di asili nido e infanzia, infermieri di sala operatoria, ostetriche su turni;
- camionisti, siderurgici, badanti e assistenti a persone non autosufficienti;
- lavoratori agricoli, marittimi, facchini e pescatori.
Per accedere all’APE Sociale con i lavori gravosi, è necessario aver svolto tali attività per almeno 7 degli ultimi 10 anni o 6 degli ultimi 7 anni, con i seguenti requisiti:
- almeno 63 anni e 5 mesi di età;
- almeno 36 anni di contributi.
Per alcune categorie specifiche di lavoratori edili, ceramisti e conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta, il requisito contributivo è ridotto a 32 anni.
Pensionamento a 62 anni senza Quota 103: diritti cristallizzati e requisiti
Tra il 2023 e il 2025, la cosiddetta Quota 103 ha rappresentato l’unica misura che permetteva l’uscita a 62 anni di età, combinando età anagrafica e contributiva (62 anni e 41 di contributi). Tuttavia, questa opportunità non sarà più disponibile a partire dal 2026.
Chi tuttavia avrà maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2025 conserverà il diritto di pensionamento anticipato a 62 anni anche nel 2026, senza necessità di ulteriori requisiti. Questo è il caso, ad esempio, di lavoratori che hanno già raggiunto i 62 anni e almeno 41 anni di contributi entro la fine del 2025.
Il sistema previdenziale italiano si distingue per un’età pensionabile tra le più alte d’Europa, ma con una vita lavorativa media particolarmente breve, attestata a circa 32,8 anni nel 2024. Questo fenomeno è frutto di diverse cause: ingresso tardivo nel mondo del lavoro, contratti a termine, lavoro irregolare e fenomeni di pensionamento anticipato, come evidenziato da recenti analisi della Ragioneria Generale dello Stato e di Eurostat.
In particolare, il divario tra durata della vita lavorativa maschile e femminile è tra i più ampi in Europa, con le donne italiane che lavorano in media 28,2 anni, ben al di sotto della media europea. Le politiche previdenziali italiane cercano di bilanciare queste criticità introducendo misure come l’APE Sociale e gli incentivi per i lavoratori gravosi.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni (www.linkedincaffe.it) 









