Economia

Conto cointestato, questa normalissima azione ora diventa reato: l’hanno sempre fatto tutti

conto cointestato: quando diventa reato fare il bonficoConto cointestato, questa normalissima azione ora diventa reato: l'hanno sempre fatto tutti - linkedincaffe.it

Trasferire fondi da un conto cointestato al proprio senza consenso è reato: ecco come tutelarsi e capire i rischi legali.

Una semplice operazione bancaria, che molti comportano del tutto normale, può celare insidie ​​legali di cui pochi sono consapevoli. Trasferire soldi da un conto cointestato a un proprio conto personale senza il consenso dell’altro titolare non è più solo una questione di correttezza: è un reato penale.

Questa situazione riguarda migliaia di correnti di italiani, abituati a operare con conti condivisi con partner, familiari o soci. Per anni, la prassi è stata considerata neutra e priva di conseguenze, ma una recente ordinanza del Tribunale di Rovigo ha chiarito senza ambiguità che la mancanza di consenso nell’operazione configura appropriazione indebita.

Il caso può sembrare lontano dalle esperienze quotidiane, eppure molte persone hanno compiuto questo gesto “per abitudine” o per necessità temporanee. La banca, di fatto, esegue l’operazione senza opporsi, ma la legge valuta la questione dal punto di vista penale e civile, ribadendo che il diritto di firma non coincide con la proprietà del denaro.

Conto cointestato: quando il bonifico diventa reato

Il nodo della questione risiede nella differenza tra diritto di operare sul conto e diritto di proprietà delle somme. In un conto a firme disgiunte, ciascun titolare può impartire ordini alla banca, ma non è automaticamente proprietario dell’intera giacenza.

Se un correntista trasferisce una somma superiore alla propria quota normalmente considerata pari al 50%  senza consenso, si configura appropriazione indebita. La legge considera questo gesto un’appropriazione illecita di denaro altrui, e l’elemento determinante è proprio l’assenza di autorizzazione dell’altro titolare.

La banca rimane neutrale, il suo compito è eseguire le disposizioni di chi ha diritto di firma, senza indagare sulla legittimità interna del trasferimento. Bloccare un bonifico significherebbe violare il contratto, mentre qualsiasi controversia sulla proprietà del denaro spetta esclusivamente alla magistratura civile e penale.

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Conto cointestato: quando il bonifico diventa reato – linkedincaffe.it

Una vicenda recente ha mostrato come anche un trasferimento effettuato “in buona fede” possa avere conseguenze gravi. Il Tribunale di Rovigo ha autorizzato il sequestro conservativo dei beni di un correntista che aveva sottratto indebitamente fondi dal conto comune, proteggendo così l’altro titolare e garantendo la possibilità di recuperare l’importo sottratto.

Chi subisce un’appropriazione indebita può chiedere l’intervento urgente del giudice per ottenere il sequestro conservativo dei beni del responsabile, compresi conti personali, immobili o crediti. Questa misura serve a preservare le risorse fino alla definizione della causa, impedendo che il denaro sottratto venga disperso.

È fondamentale ricordare che la legge presume quote uguali in assenza di accordi scritti, semplificando la quantificazione del danno e la determinazione dell’importo da sequestrare. Questo strumento tutela soprattutto chi si trova in una posizione di minor controllo sulle finanze comuni, evitando complicazioni future.

Anche se il gesto può sembrare banale, trasferire fondi da un conto cointestato senza consenso non è più un’azione priva di conseguenze. La prudenza, la trasparenza e il dialogo tra i titolari restano gli strumenti più efficaci per evitare problemi legali e preservare i rapporti personali o professionali.

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