Economia

Pensioni 2026 tra aumenti, stop e adeguamenti: tutte le novità

Pensioni 2026 tra aumenti, stop e adeguamentiTutte le novità sulla pensioni in arrivo nel 2026 - linkedincaffe.it

Nuovi aggiornamenti su pensioni, tra aumenti, adeguamenti al costo della vita e anche qualche discusso fermo agli assegni pensionistici.

Il sistema previdenziale è uno dei pilastri dello Stato, ma anche uno dei temi più complessi e discussi nel dibattito pubblico italiano. Ogni modifica alle regole pensionistiche genera reazioni, aspettative e timori, influenzando milioni di cittadini e l’equilibrio dei conti pubblici nazionali.

La sostenibilità economica e l’equità sociale sono obiettivi difficili da conciliare, soprattutto in un contesto demografico che cambia rapidamente. Le scelte politiche devono tenere conto delle esigenze dei lavoratori, delle risorse disponibili e delle proiezioni sull’invecchiamento della popolazione.

Le nuove pensioni, in arrivo dal 2026

La bozza della manovra 2026 prevede lo stop a Quota 103 e Opzione Donna, lasciando attiva solo l’Ape sociale per alcune categorie. Questa misura consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi per disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a lavori gravosi riconosciuti.

Pensioni 2026 tra aumenti, stop e adeguamenti

Aggiornamenti, aumenti ma anche blocchi e riduzioni – linkedincaffe.it

Dal 2027 aumentano i requisiti, la pensione di vecchiaia passa a 67 anni e un mese, quella anticipata a 42 anni e 11 mesi di contributi. Nel 2028 è previsto un ulteriore incremento di due mesi, con requisiti che salgono rispettivamente a 67 anni e tre mesi e 43 anni e un mese.

Una deroga è prevista per lavoratori gravosi e usuranti, circa il 2% dei nuovi pensionati, per cui l’aumento dei requisiti sarà congelato fino al 2028. La manovra destina 3,6 miliardi nel triennio 2026–2028 alle misure previdenziali, con 500 milioni nel 2026 e 1,9 miliardi nel 2027.

Per le pensioni minime è previsto un aumento di 20 euro lordi mensili, pari a circa 12 euro netti, con maggiorazione dell’1,3% rispetto al tasso generale. La perequazione degli assegni dovrebbe attestarsi all’1,7%, differenziata in base all’importo, per garantire un adeguamento più equo e sostenibile.

Il Parlamento potrebbe modificare alcuni aspetti del testo, che resta ancora non ufficiale e soggetto a discussione nelle aule legislative. Tra le ipotesi allo studio c’è il congelamento dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dalla legge Fornero per il biennio 2027–2028.

Una soluzione intermedia prevede mini-finestre di 1–2 mesi, che diluiscono l’accesso alla pensione senza bloccare completamente l’adeguamento. Questa opzione ridurrebbe i costi stimati, passando da 3 miliardi a circa 2, favorendo una maggiore sostenibilità del sistema previdenziale.

Sul fronte politico, la Lega spinge per il blocco totale dell’aumento, mentre il Ministero dell’Economia resta cauto e valuta l’impatto economico. I sindacati chiedono interventi anche sui coefficienti di trasformazione, temendo assegni più bassi per chi accede alla pensione anticipata.

Una proposta innovativa riguarda l’utilizzo del TFR accantonato presso l’INPS per integrare l’assegno pensionistico e facilitare l’uscita a 64 anni. Questa misura sarebbe valida anche per chi ha contribuzione mista, ma ha ricevuto critiche dai sindacati per il rischio di snaturare il TFR.

Il bonus Maroni-Giorgetti potrebbe essere prorogato: riconosce in busta paga il 9,19% dei contributi a chi rinvia il pensionamento pur avendo i requisiti. Questa scelta lascia libertà al lavoratore tra uscita anticipata penalizzante e permanenza con vantaggio economico immediato in busta paga.

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