LinkedIn, gli errori più comuni da evitare per migliorare il profilo professionale

LinkedIn continua a rappresentare uno strumento fondamentale per la costruzione e la gestione del proprio percorso professionale, ma il suo utilizzo scorretto può compromettere seriamente le opportunità di lavoro, soprattutto agli occhi dei responsabili delle risorse umane (HR). Negli ultimi anni, con l’evoluzione della piattaforma e l’aumento del numero di utenti, sono emersi numerosi errori ricorrenti che i candidati dovrebbero evitare per non compromettere le proprie possibilità di essere contattati o selezionati.

Gli errori più frequenti da evitare su LinkedIn secondo gli HR

Un profilo incompleto o abbozzato resta uno degli errori più comuni e irritanti. Sebbene rappresenti un segnale negativo, spesso viene considerato solo un motivo per scartare rapidamente un candidato, senza ulteriori approfondimenti. Ancora peggio è non inserire una foto professionale: la mancanza di un’immagine rende il profilo anonimo e poco affidabile, con commenti del tipo “Chi pensi di essere?”.

Non aiuta certo la causa pubblicare una foto poco professionale, come quella scattata in spiaggia o con abbigliamento troppo informale, che rischia di far pensare all’HR che il candidato non prenda sul serio la propria immagine professionale. Analogamente, presentare le proprie competenze con un linguaggio poco curato o troppo generico, magari copiato dal primo curriculum compilato da giovane, non aiuta a distinguersi.

Un altro errore grave è falsificare il curriculum: sebbene possa sembrare una scorciatoia, i recruiter esperti sono in grado di riconoscere facilmente le esagerazioni, con il risultato di precludersi ogni possibilità di colloquio. Anche l’attività social su LinkedIn deve essere gestita con attenzione: commentare o avviare discussioni fuori tema o con un atteggiamento arrogante può far sembrare il candidato poco professionale o addirittura fastidioso.

Un aspetto spesso sottovalutato è la lingua del profilo: scrivere un profilo interamente in inglese se si cerca lavoro in Italia è percepito come un errore, poiché può infastidire chi valuta la candidatura, mostrando una scarsa conoscenza delle funzionalità di LinkedIn, che permettono di personalizzare la lingua del profilo in base all’utente che lo visualizza.

Infine, tra gli atteggiamenti più irritanti per un HR c’è lamentarsi continuamente sulla propria situazione lavorativa o sulle difficoltà del mercato. La negatività manifesta rischia di far scartare automaticamente il candidato, perché le aziende cercano persone propositive e motivate.

La gestione delle candidature: cosa non fare per non essere ignorati

Un altro errore frequente riguarda la modalità di invio del curriculum. Nonostante l’evoluzione delle modalità di candidatura, molti candidati continuano a inviare CV accompagnati da messaggi generici e copiati, che denotano scarsa cura e interesse verso l’offerta di lavoro. Un messaggio personalizzato, anche breve, è fondamentale per trasmettere professionalità e motivazione.

Il gesto più sconsigliato, però, è chiedere la connessione a un HR e, subito dopo averla ottenuta, inviare il CV senza alcun tipo di presentazione o cortesia. Questo comportamento viene percepito come invadente e poco rispettoso, generando un immediato disinteresse da parte del recruiter.

Aggiornamenti sulla richiesta di aumento e la situazione lavorativa in Italia

Parallelamente alle dinamiche di selezione, un tema sempre attuale è quello della richiesta di aumento di stipendio. Gli esperti di risorse umane sottolineano che gli incrementi salariali normalmente oscillano tra il 5 e il 15%, con alcune professioni, come quelle legate all’ICT e all’ingegneria, che possono arrivare anche al 20%. Tuttavia, la realtà italiana spesso vede i dipendenti costretti a chiedere l’aumento, poiché non è prassi consolidata che venga concesso automaticamente in base a anzianità o risultati.

Gli esperti consigliano di evitare motivazioni troppo personali o non legate al merito, come l’arrivo di un figlio, le spese del mutuo o i costi di trasporto. È preferibile puntare su argomentazioni fondate su risultati concreti e su un oggettivo incremento del carico di lavoro.

Un dato interessante emerso dalle ultime testimonianze è che, in molte realtà italiane, soprattutto piccole e medie imprese, è raro che vengano concessi aumenti spontanei o benefit senza una richiesta formale da parte del dipendente. Al contrario, in alcune realtà estere si registrano incrementi automatici annuali, anche se contenuti, che aiutano a mantenere il potere d’acquisto.

Questa situazione riflette una criticità del mercato del lavoro italiano, dove spesso la retribuzione non rispecchia adeguatamente le competenze e l’esperienza accumulata nel tempo, né si adegua al costo della vita crescente. La mancanza di adeguati percorsi di formazione e crescita professionale contribuisce inoltre a questo squilibrio, penalizzando la motivazione e la fidelizzazione dei lavoratori.


L’analisi di queste dinamiche, aggiornata al 2025, conferma quanto sia fondamentale per i professionisti italiani imparare a gestire al meglio sia la propria immagine digitale su piattaforme come LinkedIn sia le proprie trattative salariali, per migliorare la propria posizione nel mercato del lavoro sempre più competitivo e in evoluzione.

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