La modifica della professione può compromettere il corso del mutuo in determinati casi: quando si rischia la revoca a causa della propria occupazione.
Al giorno d’oggi il mutuo rappresenta per molti cittadini una grande opportunità di acquistare casa. Il finanziamento a medio o lungo termine concesso dalle banche è una soluzione immediata per comprare ammortizzando le spese. Il rimborso delle rate viene garantito da pagamenti mensili, che nella maggioranza dei casi sono accostati a determinate condizioni lavorative.
La sottoscrizione del contratto è un traguardo che si ottiene perlopiù sulla base di una professione stabile che consente di ottenere un reddito continuativo e fisso. Le migliori possibilità sono offerte dai contratti a tempo indeterminato. Una variabile dunque, non di poco conto alla quale il mutuo è strettamente legato.
Potrebbe capitare di dover cambiare lavoro con un mutuo attivo e di domandarsi se questo possa portare ad una revoca. Si può affermare che, in linea generale, una variazione di professione dell’intestatario non è sufficiente per stabilire la fine dell’accordo con la banca.
É chiaro però, che in particolari condizioni che implicano un’inadempienza economica grave il discorso cambia. Esistono delle eventualità specifiche che rendono possibile l’annullamento e sono stabilite nell’articolo 40 del D.Lgs. 385/1993, ossia nel Testo Unico Bancario.
In quali casi la banca può revocare il mutuo per il cambio lavoro
La revoca di un mutuo non è in alcun modo una conseguenza diretta di un cambio di professione. L’istituto di credito non ha diritto di procedere all’annullamento fintanto che il beneficiario corrisponde puntualmente il suo pagamento rateale.

Le condizioni per la revoca del mutuo – linkedincaffe.it
Allo stesso tempo è possibile che la banca proceda con controlli accurati sul nuovo lavoro e, in particolare, sulla garanzia di affidabilità creditizia e sul reddito, che non deve risultare significativamente ridotto rispetto al precedente. Anche nel caso di dubbi, non è detto che l’istituto scelga di revocare il mutuo.
É probabile infatti, che proponga all’intestatario una rinegoziazione del piano, in modo tale da adattarlo alle nuove condizioni economiche del lavoratore. Un caso più debole può essere quello del cambio di lavoro prima del rogito. Qualora la nuova posizione fornisse minori sicurezze, la banca potrebbe richiedere ulteriori garanzie o addirittura revocare.
L’istituto di credito, secondo il Testo Unico Bancario, ha diritto a porre fine al contratto in casi ben precisi. Uno di questi è il mancato pagamento delle rate. Altrettanto a rischio sono i ritardi nei pagamenti di almeno 7 rate, tra 30 e 18o giorni dalla scadenza e quelli di singole rate se superati i 180 giorni.
Appare evidente, quindi, che il cambio di lavoro non è una condizione sufficiente per la revoca del contratto. Ma cosa accade quando il mutuatario perde un lavoro? Anche questa non è un’eventualità che conduce all’annullamento certo del mutuo. Se il beneficiario è stato licenziato, la banca potrebbe procedere con le dovute verifiche creditizie.
L’intestatario potrebbe comunque contare su disoccupazione o risparmi personali e continuare a corrispondere le rate. In questa situazione, i motivi per una revoca non sussistono.

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