La Manovra 2026 si prepara a introdurre novità, con la possibile detassazione della tredicesima mensilità: i dettagli.
La Manovra 2026 si prepara a introdurre novità rilevanti per i lavoratori dipendenti italiani con la possibile detassazione della tredicesima mensilità o l’adozione di una tassazione piatta per questa mensilità aggiuntiva. La misura, avanzata da Forza Italia, mira a sostenere i consumi e a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie, interessando circa 19 milioni di lavoratori tra pubblico e privato.
La proposta di detassazione della tredicesima e il taglio Irpef al ceto medio
Secondo le ultime simulazioni, la detassazione della tredicesima potrebbe tradursi in un aumento netto dell’importo percepito dai lavoratori. Attualmente, infatti, questa mensilità aggiuntiva è soggetta a tassazione Irpef progressiva senza usufruire delle detrazioni per lavoro dipendente, che invece vengono distribuite durante l’anno sui normali stipendi, rendendo la tredicesima una delle più gravate fiscalmente.

Detassazione tredicesima, in cosa consiste (www.linkedincaffe.it)
Forza Italia sottolinea come la detassazione della tredicesima sia uno strumento efficace per ridurre la pressione fiscale sul ceto medio e per evitare che questa fascia sociale si impoverisca ulteriormente. La proposta si inserisce in un contesto più ampio di riforma delle imposte sui redditi, in cui si discute anche di una possibile aliquota unica al 33% per il ceto medio, con l’obiettivo di semplificare e alleggerire il carico fiscale sulle famiglie.
Attualmente, la tredicesima viene tassata come un normale stipendio, con l’applicazione delle aliquote Irpef in base allo scaglione di reddito del lavoratore, ma senza le detrazioni mensili che riducono l’imposta sui redditi ordinari. Questo comporta un prelievo fiscale più elevato sulla mensilità aggiuntiva rispetto agli altri compensi.
Le ipotesi allo studio per la Manovra 2026 prevedono due possibilità:
- Esenzione totale dall’Irpef sulla tredicesima, con la trattenuta solo della contribuzione previdenziale al 9,19%;
- Applicazione di un’aliquota fissa al 10%, analoga a quella prevista per i premi di produttività.
Entrambe le soluzioni sono in fase di valutazione e la loro realizzazione dipenderà dalle risorse finanziarie disponibili.
Le simulazioni effettuate mostrano come l’esenzione totale o la tassazione ridotta incidano significativamente sull’importo netto della tredicesima, variando in base alla retribuzione annua lorda (RAL):
RAL (€) – Incremento con esenzione totale (€) – Incremento con aliquota al 10% (€)
| 20.000 | +321 | +182 |
| 28.000 | +450 | +254 |
| 35.000 | +856 | +611 |
| 50.000 | +1.222 | +873 |
| 60.000 | +1.802 | +1.383 |
Questi dati evidenziano come il beneficio netto sia più consistente per chi percepisce redditi più elevati, a causa del sistema fiscale progressivo attuale.
L’intervento sulla tassazione della tredicesima non sarebbe solo un vantaggio per i lavoratori, ma potrebbe anche stimolare un incremento dei consumi e una maggiore flessibilità nelle aziende, soprattutto se esteso anche alla detassazione di straordinari e premi di produzione. Questi ultimi, infatti, sono oggetto di un dibattito parallelo che mira a incentivare il lavoro straordinario con un doppio beneficio: un maggiore guadagno netto per i lavoratori e una migliore gestione delle esigenze produttive.
Nel 2024, la Legge di Bilancio aveva introdotto un bonus tredicesima di 100 euro netti per i lavoratori con redditi fino a 28.000 euro e almeno un figlio a carico. Questa misura, però, era stata concepita come una compensazione limitata e ha coinvolto circa 4,5 milioni di persone con un costo per lo Stato di 320 milioni di euro.

Novità sulla tredicesima (www.linkedincaffe.it)






