Le autorità sanitarie monitorano le scuole dopo segnalazioni di sintomi tra i bambini. Focus su prevenzione, diagnosi precoce e corrette pratiche igieniche per limitare i contagi.
Negli ultimi giorni si sono registrati diversi casi sospetti di scabbia nelle scuole italiane, destando preoccupazione tra genitori e insegnanti. In particolare, nella scuola dell’infanzia “Margherita Hack” di Novoli, nel Leccese, alcuni bambini tra i 2 e i 5 anni hanno manifestato sintomi compatibili con questa malattia cutanea. A Firenze, invece, un caso sospetto è stato segnalato alla scuola primaria Don Milani, parte dell’Istituto Comprensivo Piero della Francesca. Le autorità sanitarie locali stanno procedendo con le verifiche e le misure di contenimento necessarie, mentre si rinnova la necessità di una corretta informazione per prevenire la diffusione del contagio.
Scabbia nelle scuole: situazione attuale e interventi precauzionali
Nel comune di Lecce, dove i primi sospetti si sono manifestati, il sindaco Marco De Luca ha prontamente smentito la presenza di una vera e propria epidemia: «Si tratta di un’eccessiva presenza di acari domestici, non di scabbia». Tuttavia, per precauzione, il Comune ha disposto una disinfestazione degli ambienti scolastici. L’ASL Lecce continua a monitorare con attenzione la situazione per intervenire tempestivamente qualora emergessero conferme di infezione. A Firenze, l’attenzione è alta dopo la segnalazione del caso alla scuola Don Milani, con l’istituto che ha adottato protocolli di controllo e informazione rivolti a famiglie e personale scolastico.

Come capire se si ha la scabbia – Linkedincaffe.it
Questi episodi richiamano l’importanza di mantenere alta la guardia, soprattutto in ambienti ad alta frequentazione come le scuole, dove il rischio di trasmissione della scabbia è notevole a causa del contatto prolungato tra bambini.
La scabbia è una patologia infettiva della pelle causata dall’acaro Sarcoptes scabiei, un parassita microscopico che scava cunicoli sotto l’epidermide, ove la femmina depone le uova. Questi tunnel nella pelle sono responsabili del prurito intenso, spesso più accentuato durante le ore notturne. I sintomi compaiono tipicamente dopo un periodo di incubazione che può durare da due a sei settimane. Le manifestazioni cutanee includono arrossamenti, papule eritematose e i caratteristici cunicoli lineari, che possono essere difficili da individuare a occhio nudo.
La trasmissione avviene principalmente tramite contatto diretto e protratto pelle contro pelle con la persona infetta. Il contagio attraverso indumenti o biancheria è meno frequente, ma non da escludere. Per questo motivo, in caso di contagio è fondamentale un’attenta gestione di vestiti, lenzuola e asciugamani, che devono essere lavati a temperature di almeno 60°C o sigillati in sacchetti ermetici per almeno sette giorni.
Il periodo di contagiosità è significativo: chi è stato a stretto contatto con un soggetto affetto deve essere osservato per almeno un mese, e in presenza di sintomi è necessario rivolgersi a un medico specialista per una diagnosi accurata e un trattamento tempestivo.

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