Soccorsi, stangata in arrivo nel 2026: saranno a pagamento (e costeranno tantissimo)

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Dal 2026 chi provoca incidenti o falsi allarmi per negligenza dovrà pagare i costi dei soccorsi della Guardia di Finanza, in mare e in montagna.

Un’escursione sottovalutata, una gita in barca nonostante l’allerta meteo, una chiamata d’emergenza per paura o disattenzione: dal 2026 tutto questo potrebbe avere un prezzo salato. La nuova norma inserita nella Legge di Bilancio introduce un principio finora inedito in Italia: pagherà il soccorso chi lo provoca per dolo, colpa grave o falso allarme.

A farne le spese, almeno inizialmente, saranno coloro che richiederanno, senza giustificato motivo, l’intervento della Guardia di Finanza, sia sulle montagne che in mare aperto. Il provvedimento nasce da una constatazione concreta: negli ultimi anni i soccorritori hanno affrontato centinaia di operazioni costose causate da leggerezze o comportamenti sconsiderati.

I dati ufficiali parlano chiaro. Solo nel 2024, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza ha effettuato oltre 2.500 interventi, salvando quasi 3.000 persone. Molti di questi salvataggi hanno coinvolto turisti impreparati o escursionisti che avevano ignorato allerte meteo e divieti. Ogni missione, spesso condotta in condizioni estreme e con l’impiego di elicotteri, droni o unità cinofile, comporta costi elevatissimi: fino a 5.000 euro l’ora.

Nuove regole, nuovi costi

La misura, inserita nei commi 11 e 12 dell’articolo 129 della Manovra 2026, rientra nel capitolo dedicato alla “razionalizzazione della spesa pubblica”. L’obiettivo dichiarato è doppio: ridurre i costi impropri a carico dello Stato e responsabilizzare i cittadini che si avventurano in situazioni di rischio senza precauzioni.

In pratica, chi verrà soccorso a causa di negligenza grave, di un comportamento doloso o di una richiesta ingiustificata, dovrà versare un corrispettivo al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Sarà poi il MEF stesso a stabilire un tariffario, basato sui costi effettivi sostenuti: ore di volo degli elicotteri, carburante, personale impiegato, materiali e mezzi speciali.

Restano invece gratuiti tutti i soccorsi legati a situazioni di reale emergenza o pericolo, come stabilito dal Codice della Navigazione e dalle norme vigenti in materia di sicurezza pubblica. In altre parole, chi subisce un incidente imprevedibile non dovrà temere alcun addebito.

Soccorsi a pagamento nel 2026

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La decisione ha già acceso il dibattito. C’è chi la vede come una misura di buon senso, in linea con la responsabilità individuale, e chi teme che possa scoraggiare le richieste di aiuto in situazioni ambigue o difficili da valutare. Ma il principio che guida la norma è chiaro: prevenire gli abusi e tutelare i soccorritori.

Negli ultimi anni, gli operatori della Guardia di Finanza hanno denunciato un aumento dei falsi allarmi o delle chiamate “avventate”, spesso generate da chi si affida troppo al GPS o ignora i bollettini meteo. Ogni intervento di questo tipo mobilita risorse, rischi e tempo che potrebbero essere destinati a vere emergenze.

Il 2026 segnerà quindi una svolta nella gestione dei soccorsi pubblici. La logica non è quella di “monetizzare” l’assistenza, ma di valorizzarne il peso reale: ogni intervento ha un costo, e ogni comportamento ha una conseguenza.

Chi ama la montagna o il mare dovrà imparare a pianificare meglio le proprie uscite, a informarsi e a rispettare i divieti. E forse questa consapevolezza sarà la vera vittoria della nuova norma: non un deterrente alla solidarietà, ma un invito alla prudenza e al rispetto del lavoro di chi salva vite ogni giorno.

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