Dopo 60 anni di storia, Jack’s Donuts dichiara bancarotta: errori di gestione e tensioni interne del celebre marchio di ciambelle USA.
Sessant’anni di profumo di zucchero, farina e glassa. Per generazioni, Jack’s Donuts è stato più di una catena: era un punto d’incontro, un sapore d’infanzia e una tappa fissa nelle mattine americane. Oggi, quel profumo rischia di spegnersi per sempre. Lo storico marchio dell’Indiana, famoso per le sue ciambelle artigianali, ha infatti dichiarato bancarotta, piegato da una crisi che un tempo sembrava impensabile.
La notizia, arrivata come un fulmine a ciel sereno, ha lasciato attoniti clienti e franchisee. Jack’s Donuts non chiude dall’oggi al domani la procedura di “Chapter 11” del diritto fallimentare statunitense consente la riorganizzazione dell’azienda ma segna comunque la fine di un’epoca per il brand nato nel lontano 1961.
L’azienda ha assicurato che i punti vendita rimarranno aperti e che il personale continuerà a lavorare, ma dietro la facciata di normalità si nasconde un quadro complicato: debiti crescenti, scelte strategiche sbagliate e una frattura profonda con la rete dei franchisee, da sempre la spina dorsale del marchio.
Jack’s Donuts, le radici di una crisi annunciata
Per capire cosa è andato storto, basta tornare all’autunno del 2023, quando la direzione decise di centralizzare la produzione dei donuts. L’idea era quella di ottimizzare costi e qualità, ma si trasformò presto in un boomerang. I negozi affiliati, costretti ad acquistare i dolci già pronti, licenziarono i loro fornai e dismisero i macchinari. Il risultato? Donuts meno freschi, clienti delusi e un marchio che perse la sua identità.
“Ci paragonavano ai prodotti da distributore di benzina”, ha raccontato una titolare dell’Indiana ai media locali. Un giudizio impietoso, ma che fotografa bene il sentimento diffuso tra i consumatori.
A peggiorare la situazione sono arrivati gli attriti interni. Molti franchisee hanno accusato la dirigenza di scarsa trasparenza e cattiva gestione, arrivando a chiedere le dimissioni del CEO Lee Marcum. Le accuse parlano di decisioni finanziarie opache e di un modello operativo che, invece di sostenere i negozi, li ha messi in difficoltà.

Jack’s Donuts, le radici di una crisi annunciata – linkedincaffe.it – fonte instagram
Jack’s Donuts non è un caso isolato. Inflazione, aumento dei costi di produzione e nuovi stili di consumo più digitali, meno legati alla routine quotidiana stanno travolgendo anche brand storici. Negli ultimi anni hanno alzato bandiera bianca colossi come Forever 21, Claire’s e diversi marchi di dolciumi, incapaci di reggere la concorrenza e i costi crescenti.
La pandemia ha cambiato le abitudini: meno colazioni fuori casa, più attenzione al prezzo e alla salute. Anche un prodotto simbolico come la ciambella americana ha dovuto affrontare un pubblico diverso, meno indulgente con le “calorie della nostalgia”.
Jack’s Donuts promette di ripartire, ma la sfida è tutt’altro che semplice. Servirà ricostruire la fiducia con i franchisee, riscoprire l’autenticità del prodotto e, soprattutto, recuperare quel legame emotivo con i clienti che per sessant’anni ha fatto la differenza. Il motivo è più semplice di quanto si pensi: in un mercato che cambia, sopravvive solo chi resta fedele alla propria identità.

Storico marchio in bancarotta dopo 60 anni: addio ai suoi buonissimi prodotti - linkedincaffe.it






