In questo post, tra il serio e il faceto ho voluto elencare tutti gli errori possibili che si possono fare in LinkedIn. Ammetto che sono stato notevolmente avvantaggiato nello stilare l’elenco avendoli praticamente commessi tutti (o quasi). Siccome sono profondamente buono oggi voglio riassumerli qui ed evitare la gogna almeno a voi. L’ho fatto a mio modo chiaramente, quindi non offendetevi se ci scherzo un po’ sopra.
Ne ho raccolti 35 e li ho divisi per comodità in 4 macro categorie:
- gli errori che si possono commettere stilando e gestendo il proprio profilo privato;
- gli errori che generalmente vedo commettere nei Gruppi di LinkedIn;
- queli da evitare come la peste se ti trovi ad utilizzare LinkedIn per cercar lavoro;
- 4. e, dulcis in fundo, gli errori da evitare se si gestisce una pagina aziendale in LinkedIn.
Ma apriamo le danze. Buon divertimento 😉
Errori da non fare in LinkedIn come profilo privato
- Non inserire la propria foto. Ok, ti sei iscritto per curiosità. Hai inserito la tua bio professionale facendo copia ed incolla dal tuo cv. Ma una cavolo di foto la vogliamo mettere! Se no, a parte i tuoi genitori quei poveri cristi che si vedono recapitare la tua richiesta di collegamento dopo che hai importato i loro contatti, come diavolaccio fanno a sapere che sei tu e non un omonimo?
- Inserire una fotografia non professionale. Bene, hai messo la foto. Ma sei sicuro che il selfie fatto quest’estate in spiaggia sia la scelta ottimale? Ah, scusa. Non avevo visto che invece hai utilizzato quella scattata dal tuo compagno di sarabande lo scorso venerdì sera appena fuori dal noto locale. E no! Neanche questa va bene. Che ne dici una un pochino più seria. Senza esagerare, non occorre che recuperi quella del matrimonio. Ne basta anche una scattata in modo informale mentre stai parlando durante una riunione di lavoro. Se poi decidi di affidarti nelle mani esperte di un fotografo e investire qualche euro in più ti avverto che…si! E’ un ottima idea.
- Non aver inserito informazioni. Si, molto bello vedere e leggere cosa fai nella vita ora. Non dico di inserire ogni lavoro partendo da quella lontanissima esperienza fatta ad aiutare un amico al bar le sere di un estate degli anni universitari, ma almeno due o tre indicazioni che testimonino un percorso professionale degno di nota.
- Dimenticarsi che siamo persone e non cv. Non dirmi che tu quando scegli un fornitore, un partener, un dipendete non ti fai condizionare anche dal lato umano, dalle “soft skills” di chi hai di fronte. Ok. Quindi? Ma per quale motivo non dovresti parlare di te e lasciare trasparire tra le grigie pieghe del tuo cv qualcosa di più personale?! Non credi che possa aiutare chi legge il tuo profilo a farsi un idea più precisa di te?
- Non aver personalizzato URL. Si è vero. Probabilmente non hai idea leggendo questo punto di che cavolo stia parlando. E probabilmente la maggior parte delle persone che vedranno il tuo profilo manco si accorgeranno di questa piccola dimenticanza. Ok, ma perché non metterla a posto comunque?! Male non fa. Ci si impiega 5 minuti e di sicuro non rischi di passare per quello appena sbarcato su LinkedIn agli occhi di chi invece queste cose le nota, e come! Se vuoi approfondire ti consiglio di scaricarti il mio e-book. Lo trovi qui. Ah, dimenticavo: è gratis.
- Barare sulle proprie competenze professionali . Credevo che non lo facesse oramai più nessuno. Mi dicevo: che senso ha, prima o poi ti beccano e allora si che sono cazzi! Poi scambiando due parole in LinkedIn con quello che probabilmente è l’head hunter italiano più importante, mi sono reso conto che è una vera e propria piaga. Una sorta di febbre gialla da social da debellare. Tanto diffusa che sta partendo o partirà a breve un servizio per Certificare la veridicità delle informazioni immesse in LinkedIn. Qui trovate il link se vi siete incuriositi.
- Chiedere segnalazioni a chi non si conosce. Ok, mi ha contattato. Non ti conosco. Nessun problema, i social sono fatti per questo: conoscere persone ed allargare la propria rete di contatti. Sono il primo a sostenerlo. Ma carissimo amico mio, non è che un minuto dopo devi per forza inviarmi un messaggio in posta chiedendomi raccomandazioni, presentazioni a terzi o proponendomi il prodotto, servizio o il business che mi cambierà la vita. Ti svelo un segreto: il tuo modello di business non funziona. Mi spiace.
- Non chiedere raccomandazioni a chi invece te le darebbe. Ma come, Mirko! Mi hai appena detto di non chiederle! In medio stat virtus. No a chi non conosci. Quindi, niente paura, forza e coraggio. Se hai lavorato per o con qualcuno è assolutamente lecito chiedere che ti scrivano una raccomandazione (endorsement) da pubblicare su tuo profilo. Altrimenti tanto varrebbe sostituire la tua pagina profilo con una bella scansione jpeg del tuo curriculum vitae. Se ti va di approfondire qui trovi il mio post sull’argomento: come fare a chiederle 😉 PS. Si lo so. E’ il mio punto debole. Ho una lista corposa di persone a cui dovrei chiederle ma non mi decido mai a farlo. No body is perfect!
- Utilizzare i termini che utilizzano tutti . Funziona un po’ come per le pagine About Us dei siti web aziendali. Fateci caso. Ci sono alcune frasi tipo “Azienda Giovane e dinamica” (ovvio! Che vuoi scrivere: che sei fermo al palo?) “ E’ l’unione delle diverse competenze dei soci…” (Chiaro. Delle mie che lego no di certo) “ Servizi a 360 gradi” (Che palle sto goniometro! Non se ne può più!). Ecco. Hai capito quello che voglio dire. Un pochino di originalità nel descrivere te stesso nel riepilogo non guasta.
- Non utilizzare le giuste parole chiave per farti trovare. Pensa a chi sei, cosa fai e soprattutto a come ti cercherebbe il tuo cliente ideale. Ecco. Ora descrivi così te stesso nell’intestazione LinkedIn. Vedrai. Ti stupirà sta cosa ma la gente finalmente così riuscirà a trovarti.
- Non aggiornare il proprio profilo. Ammetto di non ricordare la fonte ma a memoria la metafora era questa. Parlando di LinkedIn come “elevator pitch” diceva: “iscriversi senza aggiornare più o meno frequentemente i propri contenuti equivale a pretendere di rimettersi in forma limitandosi a pagare l’iscrizione in palestra.” I social non sono meri mezzi di comunicazione. Sono veri e propri habitat, ambienti da vivere e frequentare se vuoi che ti diano dei risultati.
- Utilizzare LinkedIn come se fosse Facebook. Facciamo finta che i datori di lavoro e i clienti potenziali si limitino a sbirciare esclusivamente il tuo profilo LinkedIn dimenticandosi di Facebook. Ok. Facciamo pure finta che Babbo Natale esiste. Ma se poi utilizzi Linkedin come fosse la bacheca di Facebook, bè, allora ce la stai mettendo tutta per uccidere il tuo personal brand.
- Vendere o essere esageratamente autopromozionali. Se ancora non lo sai annotati questa cosuccia che sto per dirti: i social non servono per vendere. Servono per comunicare, creare valore attorno alla tua persona, servono a relazionarsi con possibili clienti o mantenere caldo il rapporto con un cliente acquisito. Essere eccessivamente autopromozionali non va bene. Ok. E’ vero che l’atteggiamento nei confronti degli argomenti legati al business in LinkedIn è aperto, ma se esageri è un attimo che il semaforo da verde scatti al rosso. No bene questo! 😉
- Non isolarti! LinkedIn rimane comunque un social che offre parecchie opportunità e strumenti per relazionarsi agli altri: usali, a patto che tu abbia qualcosa da dire.
Gruppi – Errori da non fare in Linkedin
- Non seguire gruppi o aziende. Non seguire gruppi è come a priori decidere di non sfruttare queste opportunità
- Informarsi. I gruppi ti permettono di capire cosa sta accadendo nel tuo mercato di riferimento. Cosa dicono gli altri, le loro opinioni, idee e studi.
- Partecipare alle discussioni. Lo sai che è il miglior modo per entrare in contato con le persone? Che è il miglio modo di far comprendere agli altri il tuo livello di professionalità?
- Comunicare il tuo pensiero. Hai scritto un bel post (come questo 😉 o quasi) e vuoi confrontarti con gli altri. Dove pensi che possa essere letto se non in Gruppi che trattano il medesimo argomento?
- Utilizzare i gruppi solo per spammare e avere reindirizzamenti verso il proprio blog. Partecipare è diverso da spammare. I gruppi non servono a generare traffico verso il sito. Ok. Non dico di fare come il sottoscritto che ha deciso di scrivere direttamente in LinkedIn e lasciare alla buona volontà di chi vuole approfondire la possibilità di visitare il mio blog. Fidati, non sono quelle 50 visite in più al giorno a fare la differenza. Scrivi se credi che quello che sai possa essere di aiuto a qualcuno. Se lo farai vedrai che la strada per contattarti la trovano. Quindi preoccupati di partecipare alla vita di questo social. Ricorda è un ambiente da frequentare con sue regole e un preciso dress code.
- Andare off topic nei gruppi. Ci sono migliaia e migliaia di gruppi su LinkedIn. Di sicuro ci sono gruppi frequentati da persone a cui interesserà ciò che hai da dire. Prenditi un po’ di tempo per trovare quello più opportuno che punta direttamente al tuo target.
- Non rispondere ai commenti lasciati da altri. Credo di avere un carattere accomodante, aperto e tendenzialmente credo di avere un atteggiamento orientato all’assertività, ma se c’è una cosa che mi indispettisce è notare il totale disinteresse di alcuni che manco si prendono la briga di rispondere al tuo commento. Mah!?
- Gestire negativamente critiche o commenti . Qui ragazzi si apre un mondo. Ci sono corsi interi dedicati alla gestione di una crisi sui social (crisis management). Qui mi limito a dirti questo. Hai ricevuto una critica pubblica?
- Non cancellarla
- Non ignorarla
- Conta fino a 10 prima di rispondere
- Aggiungere persone solo per fare numero. Ragazzi, non offendetevi. Ma non trovo strategicamente rilevante accumulare contatti su contatti solo per mostralo nell’intestazione. Forse sbaglierò o forse non ho capito la dinamica che ci sta dietro.
- Non personalizzare il messaggio che LinkedIn invia per accompagnare la tua richiesta di contatto. Mea culpa. Ogni tanto ci casco anche io. Personalmente lo vedo come un peccato veniale, ma provo a ribaltare il discorso. Poniamo che, come me, non ti colpisca negativamente ricevere un messaggio standard che accompagna la richiesta di contatto. Ti domando però: non rimani comunque piacevolmente sorpreso quando invece ne ricevi uno personalizzato? Uno di quei messaggi che ti fa subito pensare “Questo ha pensato a me. Vuole entrare in contatto con me perché gli interessa ciò che sono e ciò che ho da dire”. Quindi, ti domando, non vuoi a questo punto entrare subito nella pancia delle persone approciandole come Dio comanda?
- Navigare e visitare i profili altrui in modalità “ghost”. A parte il fatto che a far così il primo a perdere un’opportunità sei proprio tu. Ma poi, che problema c’è. Mica stai sbirciando tra le foto del mare di un tuo o tua ex 😉
- Avere un profilo destinato al mercato italiano scritto in inglese. Se pensate che possa fare figo provate a chiedere cosa ne pensa a chi seleziona personale e figure dirigenziali per professione
Se cerchi lavoro
- Negatività via! Negatività via! Fallo diventare il tuo mantra. Serve che ti dica che commentare in modo acido, spocchioso i post altrui possa aiutarti a trovare un impiego? Gli HR guardano sempre di piú quel che scrivi sul web e tirano le proprie conclusioni ancor prima di contattarti.
- Chiedere il contatto su Linkedin e due secondi dopo inviare il tuo CV. Si, l’ho già detto sopra. Ma voglio ripeterlo e ribadirlo anche qui nel caso avessi saltato per leggere questa sezione. Se lo hai fatto ti suggerisco di dare una sbirciatina comunque ai punti sopra. Male non fa 😉
- Inviare il CV accompagnandolo con un messaggio degno del peggior copia ed incolla. Anche qui. Stai cercando un lavoro, non credi che mettere da parte la pigrizia e fare uno sforzo creativo per personalizzare il messaggio non possa essere una mossa vincente?!
Pagina Aziendale – errori da non fare in LinkedIn
- Utilizzare un profilo privato per rappresentare un azienda. AAHHHHHHHH! Dai su. Senza scomodare la policy di LinkedIn che tanto siamo italiani e per natura ce ne infischiamo un pochino delle regole (io per primo. Sia ben chiaro!). Non credi che così facendo tu possa leggermente ledere l’immagine della tua azienda?! Vorrai mica farti scambiare per la bottega di quartiere che chiede l’amicizia in facebook utilizzando un profilo privato. Che dici? Se vuoi sapere perché e come fare ho scritto 2 post in merito.
- Lavorare nel B2B e non avere una pagina aziendale. Tante, troppe aziende non l’hanno … E’ gratis, è veloce, fa brand, e fa pure un po’ figo. Ti basta?
- Non avere il tuo staff associato all’azienda. Bene! Hai creato la pagina aziendale LinkedIn. E il tuo staff lo sa? Hai chiesto loro di collegare la pagina al loro profilo?! E’ il primo modo per allargare la notorietà della tua azienda.
- Non curare l’aspetto grafico della tua pagina. Ti prego. No ad adattamenti immagine da copertina di Facebook. Investire in quei “2 euro” per dare un immagine professionale alla tua pagine aziendale è “cosa buona e giusta” 😉
- Non avere una policy. Stabilire con il tuo staff un filo di linea di condotta da tenere su LinkedIn (dove, ricorda, il fatto che lavorano per te è in bella mostra) è indispensabile per evitare perdite di credibilità dovute a comportamenti errati da parte loro.
- Avere una pagina aziendale incompleta. Tra non averla e averla incompleta io voto tutta la vita per la prima ipotesi. Hai deciso di farla, ottimo. Ora completala però 😉
- Non aggiornare la pagina. Stesso discorso fatto sopra quando paravo del profilo privato. Le pagine vanno curate, tenute in vita, innaffiate e coltivate se vuoi che diano i frutti.
- Creare un gruppo per poi disinteressarsene. Creare e gestire un gruppo è un ottima strategia per fare branding. Ma bada bene: ho detto creare e GESTIRE. “Di no anche tu a chi abbandona Gruppi, Pagine e Profili – Campagna di sensibilizzazione contro l’abbandono in LinkedIn”
- Non avere il collegamento al e dal proprio sito. Ci sono moltissime aziende che non hanno un collegamento dal loro sito alla loro Pagina Aziendale su LinkedIn, disattenzione? Poca cura? Ci credono poco? Chissà cosa potrà mai pensare della tua azienda chi nota queste cose?!
Alla prossima.
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Innanzi tutto bell’articolo, completo. Ammetto che alcune di queste cose già inconsciamente (o per educazione) già le facevo e quindi mi sento confortato, altre invece le ho imparate, per cui grazie!
Volevo solo aggiungere una piccola specificazione su questo punto: “Non personalizzare il messaggio che LinkedIn invia per accompagnare la tua richiesta di contatto”
Purtroppo alcune applicazioni mobili di linkedin (android sicuramente) non lo permettono ed in taluni casi è devastante l’effetto che provoca.
Ancora complimenti
Cristiano
Ciao Cristiano, Concordo con te. Pensa che per ios prima dell’ultima release dove l’app lo permetteva, ora non è più possibile personalizzare il messaggio.
Sai che faccio io? Mi appunto in nota il nominativo o invio a me stesso per email il profilo come promemoria. E poi gestisco la richiesta contatto da desktop dove oltretutto ho tutto il tempo per leggermi il profilo e trovare i gusti agganci per non essere banale nel messaggio 😉
Ciao Mirko grazie per l’articolo.
Ho difficoltà nell’instaurare conversazioni con i contatti su Linkedin.
Partiamo dal presupposto che sto cercando di gestire la pagina per un possibile “cliente”. Ma non riesco a creare troppo inteesse alle pubblicazioni.
La creazione di un gruppo potrebbe essere un buon punto di partenza?
Grazie
Lucio
Ciao Lucio,
mi stai parlando di followers di una company page, corretto?
Ti dico subito che LinkedIn è strutturato per far interagire le persone con i loro profili personali. Non è Fb. Qui le dinamiche sono diverse. Se non lavori o non fai entrare nel processo di comunicazione i profili personali legati all’azienda è difficile che tu possa ottenere risultati.