Diritti

Danni da errore medico, come si dimostrano? Quali prove devi subito fornire

La complessità del tema si accentua considerando le diverse tipologie di responsabilità civile che possono emergere in caso di errore medicoResponsabilità contrattuale ed extracontrattuale nel contesto medico (www.linkedincaffe.it)

Nell’ambito della malasanità, un aspetto per il paziente danneggiato riguarda l’onere di provare la responsabilità della struttura sanitaria.

La complessità del tema si accentua considerando le diverse tipologie di responsabilità civile che possono emergere in caso di errore medico, nonché la necessità di disporre di prove documentali e perizie medico-legali adeguate per sostenere una richiesta di risarcimento.

Il quadro normativo italiano distingue tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, due categorie che influenzano la prova da fornire nel giudizio. La prima si applica quando sussiste un obbligo derivante da un contratto, come nel caso del rapporto tra paziente e struttura sanitaria, e si fonda sull’art. 1218 del codice civile. In quest’ambito, il paziente deve dimostrare il danno subito, mentre spetta alla struttura dimostrare che l’inadempimento non è imputabile a essa o al suo personale.

Al contrario, la responsabilità extracontrattuale (art. 2043 cod. civ.) si configura in assenza di un rapporto contrattuale diretto, come può accadere nei confronti di singoli medici non dipendenti della struttura. Qui il paziente deve fornire prove più stringenti, dimostrando non solo il danno ma anche la colpa o il dolo che ha generato il danno, ponendo un onere probatorio più gravoso.

La legge n. 24/2017 (legge Gelli–Bianco) ha introdotto importanti novità, specificando che le strutture sanitarie, pubbliche e private, sono responsabili contrattualmente per gli atti dei professionisti che vi operano, anche se questi non sono assunti diretti. I medici, invece, qualora non vi sia un contratto diretto con il paziente, rispondono in via extracontrattuale.

Quali prove deve fornire il paziente danneggiato per dimostrare l’errore medico?

Per ottenere il risarcimento in caso di errore medico, il paziente deve raccogliere e presentare un insieme di prove medico-legali che attestino il nesso causale tra condotta colposa o negligente e danno subito. La documentazione clinica rappresenta il primo e più rilevante strumento probatorio. Tra i documenti fondamentali vi sono:

  • Cartella clinica completa, che riporta dettagliatamente le prestazioni erogate, prescrizioni, esami e annotazioni del personale sanitario. La cartella, essendo un atto pubblico, gode di fede privilegiata, cioè ha valore di verità fino a querela di falso.
  • Referti di esami diagnostici (radiografie, TAC, risonanze magnetiche, ecografie) e relative immagini.
  • Documentazione di visite ambulatoriali e prescrizioni terapeutiche.
  • Eventuali certificati specialistici e documenti relativi a ricoveri o interventi.

A questa documentazione si affiancano le consulenze medico-legali: perizie svolte da esperti indipendenti che analizzano il caso, valutano l’esistenza del danno, la sua natura e l’eventuale responsabilità del medico o della struttura. Queste perizie sono spesso decisive per stabilire l’entità del risarcimento e vengono solitamente richieste in fase stragiudiziale o giudiziale.

Il paziente deve inoltre considerare che il danno risarcibile non si limita al danno biologico, ma comprende anche il danno patrimoniale (per esempio, spese mediche e perdita di reddito) e il danno morale.

Dal punto di vista strategico, è generalmente preferibile indirizzare la richiesta di risarcimento direttamente alla struttura sanitaria

A chi conviene chiedere il risarcimento: medico o struttura sanitaria? (www.linkedincaffe.it)

Dal punto di vista strategico, è generalmente preferibile indirizzare la richiesta di risarcimento direttamente alla struttura sanitaria. Questa infatti risponde in via contrattuale e, pertanto, il paziente deve solo provare il danno e la sua entità. Sarà poi la struttura a dover dimostrare l’assenza di colpa o l’impossibilità di adempiere. Inoltre, il termine di prescrizione in caso di responsabilità contrattuale è di 10 anni, più lungo rispetto ai 5 anni previsti per la responsabilità extracontrattuale, che riguarda invece il medico singolo non legato contrattualmente al paziente.

Rivolgersi direttamente a uno o più medici comporta l’onere di provare non solo il danno ma anche la condotta colposa o dolosa, un compito assai più gravoso dal punto di vista probatorio. Per questa ragione, salvo casi particolari, l’azione legale contro la struttura rappresenta una scelta più vantaggiosa.

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