Lavoro

Ti sospendono al lavoro per un anno se non lo fai: legge chiarissima

La decisione, contenuta nella sentenza n. 26232 del 26 settembre 2025, sancisce con chiarezza che il mancato rispetto di questo obbligoIl caso che ha acceso il dibattito disciplinare (www.linkedincaffe.it)

La Corte di Cassazione ha confermato una sentenza che rappresenta un momento cruciale per la regolamentazione della professione forense.

La decisione, contenuta nella sentenza n. 26232 del 26 settembre 2025, sancisce con chiarezza che il mancato rispetto di questo obbligo non è una semplice negligenza contabile, bensì una violazione grave del Codice Deontologico Forense, con implicazioni etiche, sociali e professionali di rilievo.

Il procedimento disciplinare trae origine da un esposto presentato da una cliente contro il proprio legale, accusato di una serie di irregolarità tra cui la mancata iscrizione a ruolo di dodici giudizi, incasso di somme ingenti senza emissione di fattura e richiesta di compensi sproporzionati rispetto al lavoro effettivamente svolto. La vicenda si è concentrata in particolare sull’incasso non documentato di 33.000 euro, ricevuti tramite assegni e bonifici tra il 2018 e il 2019, senza che mai fosse stata emessa una fattura fiscale.

Il Consiglio Distrettuale di Disciplina di Roma, già nel novembre 2023, aveva ritenuto fondate le accuse mosse dalla cliente e disposto la sospensione dall’esercizio della professione per un anno nei confronti dell’avvocato. La decisione era stata poi confermata dal Consiglio Nazionale Forense e ora, con la conferma della Suprema Corte, si pone un precedente importante nella giurisprudenza disciplinare forense.

L’obbligo di fatturazione: un dovere etico e deontologico

La sentenza della Cassazione sottolinea come l’obbligo di emissione della fattura non sia un mero adempimento fiscale, ma un vero e proprio dovere deontologico sancito dal Codice Forense. In particolare, vengono richiamati gli articoli 9, 16 e 29 del Codice Deontologico Forense, che impongono rispettivamente il dovere di probità, dignità e decoro, la lealtà e correttezza nel rapporto con il cliente, e l’obbligo di rilasciare tempestivamente la fattura per ogni pagamento ricevuto.

Emettere la fattura significa rispettare i principi di trasparenza, correttezza fiscale e solidarietà sociale, valori fondamentali che tutelano non solo il singolo professionista ma anche la reputazione dell’intera categoria forense. La mancata emissione della fattura, secondo la Corte, “leva la fiducia pubblica e compromette il decoro della professione”, configurandosi come un comportamento che trascende la semplice irregolarità tecnica e si traduce in una vera lesione del rapporto fiduciario tra avvocato, cliente e collettività.

La decisione, contenuta nella sentenza n. 26232 del 26 settembre 2025, sancisce con chiarezza che il mancato rispetto di questo obbligo

La rilevanza della sospensione disciplinare per la professione forense(www.linkedincaffe.it)

Il provvedimento della sospensione per un anno ha dunque una duplice funzione: da un lato, rappresenta una sanzione per il professionista che ha violato i principi deontologici; dall’altro, serve a riaffermare con forza la necessità di rispettare standard etici imprescindibili nell’esercizio della professione legale. La Cassazione puntualizza inoltre che nell’ambito disciplinare non è richiesta la stessa precisione dell’incolpazione che si richiede in un processo penale, ma la contestazione deve comunque essere sufficientemente chiara per permettere al difensore di esercitare il proprio diritto alla difesa.

La sentenza si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso la trasparenza e la legalità nel mondo professionale, che nel corso degli ultimi anni ha visto un irrigidimento dei controlli e delle sanzioni nei confronti di comportamenti non conformi alle regole fiscali e deontologiche. In questo scenario, la decisione della Cassazione conferma l’importanza di un approccio rigoroso e intransigente nei confronti di chi non rispetta gli obblighi previsti, a tutela della dignità e dell’immagine della categoria forense nel suo complesso.

La vicenda rappresenta dunque un monito per tutti gli avvocati affinché mantengano un comportamento irreprensibile, in linea con i doveri di correttezza, trasparenza e solidarietà che devono sempre guidare la loro attività professionale.

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