Scuola, i prof italiani sono i più anziani dei Paesi dell’Ocse: l’incubo delle cattedre senza ricambio. C’è una soluzione?
Il corpo docente italiano si conferma il più anziano tra i Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con un’età media di 48 anni, tre anni superiore alla media internazionale. Questo dato emerge dall’ultimo Rapporto OCSE TALIS 2024, che ha coinvolto circa 280mila insegnanti e dirigenti scolastici in 17mila scuole medie di 55 nazioni, fotografando una realtà italiana alle prese con un precariato cronico e un ricambio generazionale quasi inesistente.
La sfida dell’invecchiamento e del ricambio generazionale nella scuola italiana
Il rapporto evidenzia che quasi la metà dei docenti italiani, il 49%, ha più di 50 anni, mentre solo un’esigua minoranza, il 3%, è rappresentata da insegnanti under 30. Un equilibrio critico che rende difficile immaginare un rinnovamento efficace del corpo insegnante, con conseguenze dirette sulla qualità dell’insegnamento e sulle metodologie adottate. La scarsità di giovani docenti mina la capacità della scuola di innovarsi e di rispondere alle esigenze di un mondo in rapido cambiamento.
Questa anagrafe “anziana” si riflette anche nelle pratiche didattiche: solo il 5% dei docenti dichiara di aver svolto almeno una lezione online o in modalità ibrida nell’ultimo mese, una percentuale molto bassa rispetto alla media OCSE del 16%. Parallelamente, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) in classe coinvolge soltanto il 25% degli insegnanti, con il 75% che non la utilizza principalmente a causa di carenze infrastrutturali (un terzo dei casi) e di una diffusa mancanza di competenze specifiche (quasi il 70%). I docenti sottolineano, quindi, la necessità di investire maggiormente in strumenti adeguati e soprattutto in una formazione professionale continua e mirata.

Docenti italiani in età avanzata in Italia – linkedincaffe.it
Nonostante le criticità, il 96% degli insegnanti italiani si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, e il 98% valuta positivamente il rapporto con gli studenti. L’apprezzamento da parte degli alunni è sentito dall’86% dei docenti, ma solo il 14% ritiene che la società riconosca il valore della categoria. Un divario che si riflette anche nella soddisfazione economica: soltanto il 23% dei docenti è contento della propria retribuzione, cifra che supera di poco la metà della media OCSE.
Un elemento di ulteriore interesse riguarda il percorso professionale degli insegnanti. Per quasi sette su dieci, infatti, la carriera scolastica non è stata la prima scelta lavorativa: molti hanno maturato esperienze significative in altri settori, con il 15% che ha lavorato altrove per almeno dieci anni. Questa “seconda carriera” è una peculiarità italiana, dato che la media OCSE si attesta all’8%. Tra i neoassunti, il 51% dichiara che l’insegnamento non era la prima opzione professionale.
Leadership e fiducia: leve per il miglioramento della scuola
Il rapporto TALIS 2024 sottolinea anche l’importanza cruciale delle relazioni interne alla scuola, in particolare tra dirigenti e docenti. In Italia l’86% degli insegnanti dichiara di avere un buon rapporto con il dirigente scolastico, e il 76% riconosce che il dirigente fornisce feedback utili, un elemento chiave per il miglioramento professionale. Il 90% conferma la fiducia del dirigente nelle competenze del corpo docente, un dato leggermente al di sotto della media OCSE, ma comunque significativo.
In sintesi, l’indagine OCSE TALIS 2024 fotografa una scuola italiana che, seppur ricca di esperienza e motivazione, deve affrontare con urgenza la sfida del ringiovanimento del corpo docente, l’adozione delle tecnologie digitali e il miglioramento delle condizioni lavorative e professionali per garantire un futuro più solido e innovativo all’istruzione nazionale.

In Italia l'età avanzata dei docenti - linkedincaffe.it











