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Posted on 6th novembre 2014 by Mirko Saini
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Linkedin e l'importanza dei profili dei dipendenti

In LinkedIn la correlazione tra l’individuo, il suo profilo e l’azienda per la quale lavora, è stretta, cucita a doppio filo direi.

In un post scritto qualche settimana fa affrontavo l’importanza per le aziende di curare non solo il proprio spazio in Linkedin ma della necessità di interessarsi di cosa i propri dipendenti fanno e come lo fanno.

Nel post di oggi approfondirò un aspetto ancora troppo spesso trascurato dalle aziende italiane. Aspetto che rientra a pieno titolo in quel capitolo chiamato marketing interno, capitolo trascurato ma strategico ai fine di una comunicazione aziendale efficace.

Parlerò dell’importanza dei profili Linkedin dei dipendenti perché realizzare e alimentare con contenuti di qualità la propria pagina aziendale in LinkedIn e poi disinteressarsi di ciò che i propri dirigenti o il proprio staff fanno e dicono sulla piattaforma è come avere a bordo della propria barca rematori che, o se ne stanno con le mani in mano (perché senza remi) o, non avendo istruzioni adeguate, remano in direzioni diverse.

Risultato: un sacco di energie sprecate che per un azienda si traducono in “euro buttati dalla finestra”.

Il mio post di oggi vuole darti una mano a raggiungere due obiettivi:

  1. Permettere alla tua azienda di avere tutte le frecce disponibili al suo arco LinkedIn
  2. Evitare che qualcuno, seppur in buona fede, ti faccia involontariamente perdere la mira mentre le scocchi verso il tuo bersaglio.

Quanto i profili dei dipendenti possono influenzare e determinare l’immagine della azienda agli occhi di un potenziali cliente è palese. Non serva che te lo dica io. Basta che vai a guardare con attenzione cosa c’è scritto a lato della foto profilo. Si li, nel “posticino” deputato da LinkedIn dove ognuno di noi inserisce l’azienda dove lavora.
Se questo non ti basta per convincerti che qualcosina è meglio fare, mi sa che stai perdendo tempo con il mio post: non fa per te. 😉

Cosa non devi temere

Ok, so già cosa stai pensando. Che la tua paura è di dare in mano al tuo staff o ai tuoi dipendenti migliori strumenti che li possano far diventare interessanti e quindi li possano far passare alla concorrenza.
Ti rispondo così: il rischio c’è ma le migliori imprese non solo questo lo comprendono ma fanno in modo che i collaboratori validi abbiano tutte le ragioni per restare.
Più un dipendente sviluppa le proprie abilità maggior consistenza prenderà il suo profilo. Perché sarà lui stesso il primo a volerle mostrare ed inserire (effetto medaglia). E sai chi ne beneficerà anche? Ebbene si, la tua azienda.

Quindi detto questo, cosa fare?

Ho stilato 6 punti. Prendili come una mini guida per affrontare correttamente la questione. Una sorta di traccia.

  1. Verifica, ricorrendo anche ad un semplice questionario interno, chi della tua azienda è presente con un proprio profilo su LinkedIn e chi invece, pur ricoprendo cariche importanti non si è attivato. Mi raccomando! Non è una caccia alle streghe quindi, in un caso o nell’altro nel porre la questione tienine conto.
  2. Oltre a verificare come è costruito il profilo dei dipendenti presenti sulla piattaforma, verificane l’uso e soprattutto domanda loro che cosa li ha spinti a iscriversi al social network. Vedrai che dalle loro risposte potresti ricavarne spunti e riflessioni. Di contro chiedi invece a chi non è presente che cosa ne pensa dell’opportunità di aprirlo e soprattutto utilizzarlo. In chi noti resistenze, lascia stare. Lo dico sempre: spiegare l’utilità del web a chi è riluttante è come chiedere ad un fumatore di smettere perché fa male. Se non è lui il primo a volerlo, le tue argomentazioni, per quanto valide, sono solo parole al vento.
  3. Organizza corsi di formazione interna per insegnare come si utilizza Linkedin e come si costruisce un profilo non solo corretto ma che faccia venir voglia di essere letto. Il mio suggerimento è quello avvalersi di veri e propri colloqui individuali di 15/20 minuti per approfondire caso per caso. Ti garantisco che questo investimento di tempo si rivelerà molto redditizio per la tua azienda. Non dimenticarlo che stai formando i tuoi ambasciatori su LinkedIn. Qui e qui  trovi alcuni punti che ti saranno senz’altro utili.
    • Capitolo rete vendita: li serve una formazione specifica. Ti prometto che tratterò l’argomento in uno dei prossimi post di #LinkedinCaffè.
    • Dimenticavo! Tanto banale quanto importante: accertati che ogni dipendente sappia esattamente cosa fa l’azienda, la sua storia e la sua mission. Nulla di troppo tecnico ma accertati che a domanda diretta sappiano cosa rispondere. E non pensare che la mia nota sia superflua. Ti garantisco che non lo è affatto. Aver scritto la paginetta “Mission” sul sito aziendale fa figo ma fidati, non è abbastanza.
  4. Definisci le linee guida da tenere per i tuoi dipendenti o colleghi. Nulla di stringente. Solo piccole osservazioni. Piccoli suggerimenti. Una netiquette che li possa aiutare  per esempio ad affrontare critiche o che li aiuti a condividere i contenuti aziendali nel modo e soprattutto nei tempi e luoghi opportuni. Stabilire dei suggerimenti che lo aiutino a districarsi da situazioni complicate è fondamentale per la reputazione dell’azienda. In sintesi:
    • Ricorda, oltre che a suo nome, in LinkedIn parla anche, nolente o volente, a nome dell’azienda per la quale lavora.
    • Spiega al tuo staff l’importanza che ognuno di loro ha nella rete. Responsabilizzali.
    • Premia chi tra loro si dimostra particolarmente pro-attivo. Oltre a gratificarlo manderai dei chiari messaggi di stimolo a tutti gli altri.
  5. Lascia che l’utilizzo sia comunque libero. Come ho detto poco fa obbligare un membro del tuo staff a iscriversi, compilare il suo profilo e utilizzare controvoglia la piattaforma di certo non ti porterà alcun vantaggio. Sta quindi a te comprendere se è o non è il caso coinvolgere nel “progetto LinkedIn” quella o quell’altra persona.
  6. Definisci un chiaro piano editoriale e coinvolgi i tuoi dipendenti o i membri del tuo staff nel progetto. Se tu scrivi un contenuto, lo pubblichi su tutti i media aziendali e poi pretendi che siano loro a controllare che ci siano aggiornamenti per poi condividerli direi che non ci siamo. Pubblichi oggi un post? Bene. Un secondo dopo devi informarli della presenza del nuovo contenuto. Miglior cosa sarebbe quasi farli partecipi nel processo di costruzione del contenuto. In ogni caso facilita loro il lavoro. Non dimenticarti che l’azienda è tua o comunque che sei tu il responsabile della comunicazione aziendale. Quindi sta a te, non a loro fare la prima mossa.

Questo è a mio parere il modo corretto di affrontare il tema social all’interno dell’azienda. Qui ho parlato di LinkedIn ma la filosofia di fondo può benissimo essere applicata ad ogni altro social network.

Sono convinto sostenitore del permettere e anzi incoraggiare e aiutare i propri dipendenti nell’uso dei social network.
Utilizzare metodi anacronistici come impedire l’uso di internet in azienda o mettere filtri per limitare l’accesso ai social è non sono inutile ma pure controproducente.  Loro ai social prima o poi ci arrivino e secondo voi cosa potranno mai pensare o peggio scrivere di te e della tua azienda?

Vuoi costruire un brand e attorno una solida community? Bene, comincia da loro.

 

Come di consueto Ti lascio infine i link degli articoli delle settimane precedenti di #LinkedInCaffè e del mio ebook dove puoi trovare alcuni tricks per migliorare l’uso del tuo profilo LinkedIn.

  1. LinkedIn Dress Code: come entrare nel salotto buono
  2. 5 ingredienti per scrivere un profilo LinkedIn che lasci il segno
  3. Catturare, rapire e ingolosire il nostro pubblico usando il nostro percorso professionale in LinkedIn
  4. LinkedIn e Bloggin: che c’azzecca?
  5. Come ampliare la propri rete di contatti in LinkedIn
  6. I Gruppi di LinkedIn
  7. Come fare Comment Marketing
  8. Come trovare e leggere le statistiche del tuo profilo
  9. Come creare un’intestazione LinkedIn efficace
  10. Perchè chiedere un Endorsement in LinkedIn fa bene alla reputazione
  11. Pagina Aziendale LinkedIn: l’avamposto per la tua strategia web
  12. Tag LinkedIn: come utilizzarli per fare lead generation
  13. Calendario Attività LinkedIn: come organizzare la tua presenza sulla piattaforma
  14. Come e perchè scegliere LinkedIn Ads per le tue campagne
  15. 35 errori da non fare in LinkedIn
  16. Come farsi trovare in LinkedIn
  17. Come LinkedIn salverà il ruolo del venditore

Ebook:

  • LinkedIn Tricks: 5 accorgimenti per migliorare il tuo profilo
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Mirko Saini

In mezzo a voi dal 1972, sposato con Anna, 4 figli.
Triathleta con il rugby nelle articolazioni.
LinkedIn & Social Selling Specialist
Mirko Saini

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Comments

  • Fabrizio

    Buongiorno Mirko
    ho una domanda inerente quanto ha scritto, che tende a capire qual’é il limite fino a cui un azienda (o un dipendente, dipende dal punto di vista) si può spingere.
    Più precisamente, noto che ci sono sono sempre più aziende che “impongono” ai dipendenti di inserire, nel proprio profilo, una descrizione dell’azienda “standard” x tutti i dipendenti.
    Mi chiedo quanto questo possa essere un valore, sia per l’azienda che per il dipendente, e quanto questo invece possa ledere la libertà del dipendente stesso, che immagino possa rifiutarsi di farlo.
    Qual’è la sua opinione al riguardo?
    grazie in anticipo
    Fabrizio

    • 1 Aprile 2015
    • Article Author
    • Rispondi
    • Mirko Saini

      Buongiorno Fabrizio,
      spesso c’è differenza tra la richiesta in sè e il percepito da parte del dipendente. Ciò ovviamente dipende da come si chiedono le cose e soprattutto da come il dipendente vive il rapporto con la propria azienda indipendentemente dal fatto che questa un giorno si è sognata di introdurre una policy aziendale per i dipendenti sui social (e soprattutto su LinkedIn). Io sostengo sia necessario che l’azienda prenda seriamente in mano quest’aspetto e non lasci al caso la questione. Ma ovviamente, come ho scritto, c’è modo e modo. In vita mia ho capito che spesso le persone fanno molto più di quel che chiedi se solo sei capace di coinvolgerle prima nel progetto e chiederglielo nei modi e tempi corretti.
      Ogni imposizione calata dall’alto anche se giusta ha sempre il sapore della privazione.
      Ecco. Direi che è opportuno per il management capire questo e soprattutto comprendere che coinvlgere più che imporre è la chiave del successo.

      • 1 Aprile 2015
      • Article Author
      • Rispondi

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